C’era una volta un tè verde… che non era solo un tè

Quando ho prenotato il mio volo per il Giappone, non immaginavo che uno dei momenti più intensi del viaggio sarebbe stato… bere una tazza di tè. Ma non un tè qualunque. Il Matcha – quella polvere verde brillante, densa e profumata – non è solo una bevanda: è un gesto, un silenzio, un tempo che rallenta.

L’ho scoperto per la prima volta in un piccolo tempio a Kyoto, tra i sussurri delle foglie e il rumore lieve dell’acqua che bolle. Mi avevano detto che il Giappone ti entra dentro nei dettagli. Avevano ragione.


Il Matcha: più rituale che ricetta

Il Matcha nasce da un’antica tradizione. Le foglie vengono coltivate all’ombra, poi cotte a vapore e macinate fino a diventare polvere finissima. Nessuna bustina, nessun filtro: il Matcha si beve tutto, foglia compresa. E forse è anche per questo che lo si sente così pienamente.

Contiene caffeina, sì, ma è un’energia diversa: più profonda, senza scossoni. Ti sveglia, ma con delicatezza. Ti tiene lì, presente. E questa presenza è la chiave di tutto.


Dove ho bevuto il miglior Matcha della mia vita

Ci sono posti che ricorderò sempre, e ognuno di questi ha un profumo di tè.

  • A Uji, città sacra del Matcha, ho camminato tra piantagioni verdi come velluto. In una sala da tè storica, una signora in kimono mi ha servito una ciotola calda con un dolce wagashi. Il primo sorso è stato amaro, il secondo avvolgente, il terzo una carezza.
  • A Kyoto, in una piccola sala nascosta tra le strade silenziose di Gion, ho assistito a una cerimonia del tè. Ogni gesto – versare l’acqua, mescolare con il chasen, porgere la ciotola – aveva la grazia di una poesia antica.
  • A Tokyo, tra i grattacieli di Shibuya, ho scoperto il Matcha moderno: gelati, tiramisù, persino cocktail. Da assaporare dopo una giornata di shopping e esplorazioni.

[INFO BOX] Come riconoscere un Matcha di qualità (e non farsi fregare)

Colore: Il Matcha di alta qualità ha un verde brillante, quasi smeraldo. Se tende al giallo o all’oliva, probabilmente è ossidato o di bassa qualità.

Profumo: Deve avere un aroma fresco, vegetale, quasi dolce. Se sa di fieno o ha un odore spento, meglio evitare.

Texture: La polvere deve essere finissima, quasi impalpabile. Se è granulosa, non è stata macinata a pietra (segno distintivo del Matcha tradizionale).

Gusto: Il buon Matcha ha un sapore “umami” pieno, con note dolci e solo una leggera amarezza. Non deve essere sgradevole né troppo astringente.

Origine: Cerca Matcha proveniente da Uji (Kyoto), Nishio (Aichi) o altre zone rinomate. La dicitura “cerimoniale” indica solitamente un uso da bere, mentre “culinario” è più adatto a dolci e ricette.

Conservazione: Si ossida facilmente! Una volta aperto, va tenuto in frigo e consumato entro 1-2 mesi.


Un ricordo da portare a casa

Se c’è un souvenir che consiglio di cuore a chi visita il Giappone, è una scatolina di Matcha. Non quella del supermercato, ma quella comprata in una bottega artigianale, dove il venditore ti spiega da quale piantagione arriva, e come conservarlo.

E se hai tempo, partecipa a un piccolo workshop: imparare a preparare il Matcha, con rispetto e attenzione, è un modo meraviglioso per sentirsi parte di qualcosa di più grande.


[INFO BOX] 5 modi creativi per gustare il Matcha durante il tuo viaggio in Giappone

  1. Matcha Latte – Perfetto per chi vuole iniziare con un gusto più morbido. Lo trovi ovunque: dai caffè di Tokyo ai vending machine nelle stazioni.
  2. Gelato al Matcha – Una tappa obbligata! Cremoso, intenso e spesso servito in coni artigianali. I migliori? A Uji e Asakusa.
  3. Mochi e wagashi al Matcha – Dolci tradizionali giapponesi a base di riso e fagioli rossi, impreziositi dal sapore erbaceo del tè verde. Ottimi da gustare con una tazza calda.
  4. Matcha tiramisù – La rivisitazione giapponese del dolce italiano: cremoso, leggero e con un tocco esotico. Un’esperienza da provare nei caffè fusion di Kyoto o Osaka.
  5. Cocktail al Matcha – In alcuni bar di Tokyo e Kyoto troverai mixology creativa: gin, yuzu e un tocco di Matcha. Da sorseggiare dopo una lunga giornata di esplorazione.

[INFO BOX] Cerimonia del tè giapponese: un rituale da vivere almeno una volta

Cos’è?
La “chanoyu” (letteralmente “acqua calda per il tè”) è molto più di una semplice preparazione: è un rituale spirituale che unisce estetica, silenzio e presenza. Ogni gesto è studiato, ogni oggetto ha un significato.

Quanto dura?
Da 30 minuti a oltre un’ora, a seconda della versione. Esistono cerimonie brevi per i viaggiatori e versioni più complete per chi vuole un’immersione profonda.

Dove partecipare?

  • Kyoto: luoghi storici come il tempio Kōdai-ji o l’istituto Urasenke.
  • Tokyo: esperienze accessibili anche in inglese in quartieri come Asakusa o Yanaka.
  • Nara e Kanazawa: ottime alternative meno turistiche ma autentiche.

Cosa aspettarsi:

  • Si entra in silenzio, si osserva ogni movimento.
  • Il Matcha viene preparato a mano con un frustino di bambù (chasen).
  • Prima di bere, si fa un piccolo inchino e si ruota la ciotola: è un gesto di rispetto.
  • In genere viene servito un dolce tradizionale per bilanciare il gusto intenso del tè.

Consiglio:
Vestiti comodi, spegni il telefono e lasciati guidare dal ritmo lento. È un’esperienza meditativa, quasi fuori dal tempo.


Conclusione: un viaggio in una tazza

Il Matcha è stato, per me, molto più che un gusto nuovo. È stato un invito a rallentare, ad ascoltare, a osservare. A vivere il viaggio con occhi diversi.

Perché certe esperienze non si scattano con una foto. Si sorseggiano, piano.